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Red cz83cal380acp 2013

Date post: 22-Jul-2016
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L a Cecoslovacchia, dei vari Paesi appartenuti al Patto di Varsavia, è sempre stato uno dei più autonomi, indipendenti, quasi renitenti ad accettare le implicazioni che l’appartenenza al blocco dominato dall’Unione Sovietica comportava. Questa originalità, che porterà a fatti tristemente noti come l’epilogo della cosiddetta Primavera di Praga, permise di mantenere un’industria ben viva e diversificata nonostante l’invadenza del sistema comunista. La semiautomatica che presentiamo in questa occasione costituisce uno dei tanti esempi di rifiuto dell’omologazione sovietica che i cecoslovacchi seppero portare avanti e difendere nonostante tutto. IL RIFIUTO DELLA MAKAROV La pistola CZ 83 affonda le proprie origini nel progetto che l’esercito cecoslovacco pianificò ad inizio anni ‘80 e trovò la sua realizzazione nel lancio e nella successiva adozione del modello Vz. 82 (dove Vz. sta semplicemente a indicare “Vzor”, ovvero la parola “modello” in lingua ceca); questa pistola andò a sostituire come arma da fianco il precedente Vz. 52, in linea dal 1952 e in quel trentennio prodotto in oltre 200.000 esemplari. Rispetto a questo, il modello 82 presentava l’adozione di un nuovo calibro (il più moderno 9x18 mm Makarov in sostituzione del 7,62x25 mm Tokarev) e una significa- tiva semplificazione produttiva, con la chiusura a rulli del mod. 52 sostituita da una più banale chiusura labile a massa perfettamente in grado di gestire le pressioni sviluppate dal calibro che, nel frattempo, si era imposto come stan- dard delle forze militari d’Oltrecortina. L’esercito cecoslovacco avrebbe potuto facilmente adeguarsi alle esigenze di uniformità del Patto adottando la pistola PM Makarov, ordinanza in Unione Sovietica, e la relativa cartuccia ma, confermando la propria attitudine a essere voce fuori dal coro, sviluppò tanto una pistola nuova che un’evolu- zione della cartuccia (Pistolovy Naboj Vz. 82) che, pur dimensionalmente sovrapponibile al 9x18 mm, sviluppava pressioni e velocità superiori. La nuova arma, battezzata modello 82 perché in produzione da quell’anno, risulterà essere assai più raffinata (e costosa) di quella sovietica ma la surclassava, e continua a farlo, per ergonomia, preci- sione e potenza di fuoco (12 i colpi nel caricatore standard a differenza degli 8 della Makarov). La pistola Vz. 82 darà successivamente ispirazione alla realiz- zazione di un’arma civile – il modello 83 di cui ci accingiamo a parlare – e, grazie alla sua modernità, riuscirà ad affacciarsi al nuovo millennio con molte carte an- cora da giocare. Non è un caso, infatti, che il produttore e il suo importatore italiano continuino a proporla sul mer- cato nazionale. L’ARRIVO DELLA 83 A pochi anni dalla sua comparsa, la produzione della piccola CZ ARMI CORTE 14 CZ 83 CAL. .380 ACP O RDINANZA IN DOPPIO PETTO Nata come arma d’ordinanza dell’esercito cecoslovacco, la pistola a chiusura labile Vz. 82 è passata al mercato civile con il nome di modello 83. Imponendosi come arma d’impostazione tradizionale in un segmento al momento sovraffollato di strumenti super-tecnologici testo di Matteo Brogi, foto di Gianluigi Guiotto
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Page 1: Red cz83cal380acp 2013

La Cecoslovacchia, dei vari Paesi appartenuti al Patto di Varsavia, è sempre stato uno

dei più autonomi, indipendenti, quasi renitenti ad accettare le implicazioni che l’appartenenza al blocco dominato dall’Unione Sovietica comportava. Questa originalità, che porterà a fatti tristemente noti come l’epilogo della cosiddetta Primavera di Praga, permise di mantenere un’industria ben viva e diversificata nonostante l’invadenza del sistema comunista. La semiautomatica che presentiamo in questa occasione costituisce uno dei tanti esempi di rifiuto dell’omologazione sovietica che i cecoslovacchi seppero portare avanti e difendere nonostante tutto.

IL rIfIuto deLLa MakarovLa pistola CZ 83 affonda le proprie origini nel progetto che l’esercito cecoslovacco pianificò ad inizio anni ‘80 e trovò la sua realizzazione nel lancio e nella successiva adozione del modello Vz. 82 (dove Vz. sta semplicemente a indicare “Vzor”, ovvero la parola “modello” in lingua ceca); questa pistola andò a sostituire come arma da fianco il precedente Vz. 52, in linea dal 1952 e in quel trentennio prodotto in oltre 200.000 esemplari. Rispetto a questo, il modello 82 presentava l’adozione di un nuovo calibro (il più moderno

9x18 mm Makarov in sostituzione del 7,62x25 mm Tokarev) e una significa-tiva semplificazione produttiva, con la chiusura a rulli del mod. 52 sostituita da una più banale chiusura labile a massa perfettamente in grado di gestire le pressioni sviluppate dal calibro che, nel frattempo, si era imposto come stan-dard delle forze militari d’Oltrecortina. L’esercito cecoslovacco avrebbe potuto facilmente adeguarsi alle esigenze di uniformità del Patto adottando la pistola PM Makarov, ordinanza in Unione Sovietica, e la relativa cartuccia ma, confermando la propria attitudine a essere voce fuori dal coro, sviluppò tanto una pistola nuova che un’evolu-

zione della cartuccia (Pistolovy Naboj Vz. 82) che, pur dimensionalmente sovrapponibile al 9x18 mm, sviluppava pressioni e velocità superiori. La nuova arma, battezzata modello 82 perché in produzione da quell’anno, risulterà essere assai più raffinata (e costosa) di quella sovietica ma la surclassava, e continua a farlo, per ergonomia, preci-sione e potenza di fuoco (12 i colpi nel caricatore standard a differenza degli 8 della Makarov). La pistola Vz. 82 darà successivamente ispirazione alla realiz-zazione di un’arma civile – il modello 83 di cui ci accingiamo a parlare – e, grazie alla sua modernità, riuscirà ad affacciarsi al nuovo millennio con molte carte an-cora da giocare. Non è un caso, infatti, che il produttore e il suo importatore italiano continuino a proporla sul mer-cato nazionale.

L’arrIvo deLLa 83A pochi anni dalla sua comparsa, la produzione della piccola CZ

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Ordinanza in dOppiO pettONata come arma d’ordinanza dell’esercito cecoslovacco, la pistola a chiusura labile vz. 82 è passata al mercato civile con il nome di modello 83. Imponendosi come arma d’impostazione tradizionale in un segmento al momento sovraffollato di strumenti super-tecnologici

testo di Matteo Brogi, foto di Gianluigi Guiotto

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La CZ modello 83 in calibro .380 ACP

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si concentra sul modello 83, che rispetto alla versione militare presenta finiture più raffinate e una maggior disponibilità di calibri: al 9x18 mm, infatti, si sono affiancati il 9 mm Browning (9 corto, .380 ACP) e il 7,65 mm Browning (.32 ACP) che strizzano l’occhio all’Occidente, all’economia di mercato e a tutti quei modelli com-merciali e di sviluppo che in epoca sovietica erano avversati. Proprio questi calibri, in particolare il .380 che tanto successo sta riscuotendo in questi anni, hanno ampliato a dismisura le potenzialità d’impiego e di diffusione del modello 83. In calibro .380 ACP è quindi l’arma che abbiamo provato; Bignami, l’importatore nazionale, la presenta comunque anche nella sua variante in 7,65 millimetri.

CaNNa fIssaL’arma, come descritto, dispone di un sistema di chiusura labile a massa con canna fissa ancorata al fusto e molla di recupero montata attorno alla canna. Si tratta di un sistema semplice, mutuato da Walther, che consente di facilitare le operazioni produttive pur essendo più che commisurato alle pressioni in gioco sia con la cartuccia di Makarov che con quelle di Browning. La canna fissa, per di più, garantisce un’accuratezza difficile da riscontrare con armi a chiusura geometrica e canna basculante e presenta caratteri-stiche d’eccellenza quali la cromatura interna e rigature di tipo poligonale, in stile Glock. Il sistema di smontaggio è molto simile a quello delle pistole Walther della serie PP, con il ponticello del grilletto che, nella sua porzione anteriore, va ad assicurare il vincolo tra fusto e carrello-otturatore. Il carrello ha la tipica conformazione chiusa delle semiautomatiche di calibro non esu-berante e presenta un’unghia esterna elastica che provvede all’estrazione del bossolo dalla camera di cartuccia; l’espulsore è invece ricavato sul fusto. La percussione è affidata a un classico percussore inerziale comandato da un cane che presenta una cresta ben pronunciata e fornita di risalti utili a fa-cilitarne presa e azionamento median-

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Sopra sulla de-stra del carrel-lo-otturatore è presente la finestra d’e-spulsione con l’unghia elastica dell’estrattore

A sinistra: le mire del model-lo 83 prevedono tacca e mirino non registrabili con tre punti bianchi tipo Combat; sulla parte superio-re del fusto è presente una bindellina zigri-nata

Vista della parte inferiore del car-rello; è evidente come l’arma sia

ricavata dal pieno per asportazio-ne di materiale.

Le finiture sono abbastanza grossolane ma la fattura risulta

comunque di buona qualità

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te il polpastrello del pollice. La costru-zione del modello 83 prevede la scelta di blocchi d’acciaio sia per il fusto sia per il carrello, ben lavorati con macchine a controllo numerico e rifiniti in maniera ben più che dignitosa. Modeste sono solo le guancette nere, in materiale plastico, semplici anche se efficaci, che ricordano molto l’originale destinazione militare dell’arma.

Porto CoCked aNd LoCked Il sistema di scatto ricalca quello del modello 75 e prevede un’azione mista singola e doppia efficace e godibile in ogni condizione di tiro. Peculiare la dotazione di sicurezze, che in que-sta pistola prevede unicamente la sicura manuale al carrello (ambidestra

così come il pulsante di sgancio del caricatore) che va a bloccare anche quest’ultimo; l’inserimento della sicura è possibile con il cane armato così da consentire il porto cocked and locked tipico della famiglia 1911. Una caratteri-stica che rende il modello 83 un punto di riferimento interessante sul mercato americano. Mancano sia l’abbatticane sia la sicura al percussore e quella al caricatore, così da consentire lo sparo anche quando il contenitore non sia correttamente alloggiato nella propria sede. A questo proposito si può forse dire che questa scelta risente della ma-turità del progetto ma, d’altro canto, non si può negare che queste carat-teristiche facilitino l’impiego operativo dell’arma. La dotazione delle mire pre-vede tacca e mirino tipo combat a tre

punti bianchi, con la tacca inserita in un alloggiamento a coda di rondine e il mirino in una sede dove il bloccaggio dell’appendice è demandato ad una spina elastica passante. Rispetto ad armi della stessa categoria, la pistola CZ presenta almeno due punti di ori-ginalità. Anzitutto le dimensioni, che la rendono più ingombrante sia della Ma-karov cui in qualche modo s’ispira (11 mm la differenza in lunghezza) sia ad altre armi concorrenti per destinazio-ne e prestazioni. Secondariamente il peso, che nel confronto con la pistola sovietica registra 70 grammi in più (un buon 10% della massa) e ben oltre se paragonato ad armi di concezione più moderna. Qui è necessario valutare con un minimo d’attenzione la desti-nazione della piccola CZ.

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A sinistra: il cane esterno, dalla cresta ben dimensionata, agisce sulla testa del percussore, di tipo inerziale

A destra:la sicu-ra, ambidestra, blocca carrello e cane armato, in quella configura-zione cocked and locked d’ispira-zione 1911

Sotto: il modello 83 dispone di hold open automatico che lascia il carrello in apertura dopo l’esplosione dell’ultimo colpo contenuto nel caricatore

Sopra: il vano del caricatore, in grado di ospita-re 12 colpi nell’arma calibro 9 millimetri

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roBusto dNa MILItareArma completamente realizzata

in acciaio, il modello 83 nasce come arma militare e non si avvale degli ultimi ritrovati in termini di materiali e processi industriali, proponendosi quindi come una pistola d’impostazio-ne piuttosto tradizionale, decisamente pesante se confrontata con altre armi della stessa categoria di calibro; la tendenza più recente, infatti, tende a privilegiare per i calibri meno potenti, quindi idonei all’impiego di chiusure di tipo labile, impostazioni completamen-te differenti. Si pensi, solo per esempli-ficare, alla Ruger LCP e alla Kahr P380, entrambe sotto i 300 grammi di peso, o alle Bersa Thunder 380, Sig Sauer P232 e 238, Taurus 58, tutte semi-automatiche la cui massa si attesta attorno al mezzo chilo; è facile intuire come il modello 83 di CZ, con i suoi 800 grammi, costituisca tutta un’altra categoria d’arma, categoria alla quale appartiene – tra le altre – l’italianissi-ma Beretta modello 84 Cheetah (650 grammi circa), non a caso coeva del Vz. 82 (l’introduzione risale al 1975). Ciò premesso, ci sembra di poter dire che la CZ vada a inserirsi in un seg-mento di mercato attualmente poco frequentato a causa dell’estremizza-zione delle richieste degli operatori: si va, infatti, in scioltezza dalle esigenze tipiche dell’impiego professionale (che privilegia armi massicce in calibri prestanti) a quelle assai più contenute di chi necessiti di un’arma di back up o da portare occultata, per cui le Ruger e le Kahr di cui si scriveva sono la quintessenza. Verrebbe quindi da dire che, essendo un’arma di calibro tutto sommato contenuto, il modello 83 sia in un certo senso fuori mercato: trop-po pesante, troppo ingombrante per essere portata in contesti dove l’oc-cultabilità conti davvero, troppo poco potente dove la dimensione non conta e quel che importa sono le prestazioni balistiche. Ciò premesso, è doveroso sottolineare come questa pistola sia estremamente godibile allo sparo, ma-nifesti un rinculo assolutamente domi-nabile e consenta di ottenere rosate a 15 metri, come quella pubblicata a

corredo di queste considerazioni, che non hanno nulla da invidiare ad armi full size, certamente difficili da otte-nere con le più piccole realizzazioni oggi sul mercato. Da non disdegnare neanche l’autonomia, che con i suoi 12 colpi distanzia nettamente le due piccole di cui si è appena parlato (in entrambi i casi, 6 colpi) e pure le pistole di taglia immediatamente

superiore come la Sig Sauer P232 e altre, che difficilmente superano gli 8 colpi; qualcosa di meglio rescono a fare solo la Beretta 84 (13 colpi) e la Taurus 58 (ben 19 colpi). Il model-lo 83 si presenta quindi come uno strumento atipico per la sua netta impostazione tradizionale, estrema-mente attuale per qualità meccaniche e balistiche di prim’ordine.

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A sinistra: vista del ponticello, mobile, il cui azionamento consente di svin-colare il carrello dal fusto; il pul-sante di sgancio del caricatore è presente su entrambi i lati del fusto

Ad arma smontata è evidente il sistema di

chiusura labile con la can-na assicurata al fusto; la

molla di recupero scorre attorno alla canna stessa

Cz mOdellO 83 Cal. .380 aCpCostruttore: EffCZ (Ceska Zbrojovka), www.czub.czImportatore: Bignami, tel. 0471 803.000, www.bignami.itModello: 83tipo: pistola semiautomatica a chiusura labileCalibro: .380 ACPdestinazione d’uso: difesa personalePercussione: cane esterno, percussore inerziale

Caricatore: bifilare da 12 colpiSistema di scatto: azione singola e doppiaorgani di mira: mire fisse tipo Combat sicurezze: leva manuale ambidestraLunghezza canna: 97 mmLunghezza totale: 172 mmMateriale del fusto: acciaiofinitura: brunitura lucida Peso: 800 g

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