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InformaCRI - CL Altipiani - nr 18.2015

Date post: 24-Jul-2016
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Le notizie del nr 18: - Malavolta, il fotografo del dolore: “Ma quanta voglia di vivere c’è nei migranti?” - Piccolo grande uomo, di Marco Cortesi - CAMPAGNA PROTECT HUMANITY “Stop Indifference” - Senegal: missione compiuta - A gonfie vele il nuovo corso per volontari CRI - Centro di formazione Giorgio Tononi - Raccolta abiti per il centro di Marco … l’inverno incalza - Formazione: corso per operatori del sorriso, corso patenti superiori e il calendario aggiornamenti fino a fine anno … e per finire una riflessione … “a cuore aperto”
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1 Ottobre 2015 Di Domenico Logozzo E' originario di Corigliano Calabro l'autore della toccante immagine di due profughi siriani che si baciano dopo il naufragio: «Quando vedo una faccia su un barcone riesco a capire la storia di quella faccia. E aiuto chi ha bisogno» «Più che un lavoro è per me una missione umanitaria quella di essere presente dove c’è bisogno d’aiuto e cercare di raccontare con la macchina fotografica le storie di gente che non ha voce e merita di essere ascoltata». A dirlo è Francesco Malavolta, fotogiornalista calabrese di Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza, autore della toccante immagine di due profughi siriani che si baciano dopo il naufragio che per miracolo non si è trasformato in tragedia. Pubblicata su Facebook, la foto è diventata virale. L’amore dei profughi oltre le frontiere ha commosso il vasto popolo del web. Non solo. E’ stata ripresa dai maggiori quotidiani e dalle principali agenzie di stampa. Malavolta aveva presentato così la foto su Facebook:''Lui pensava che la "sua" lei fosse morta nell'oscurità della notte. Lei pensava che il "suo" lui fosse sparito tra le gelide onde. Entrambi speravano di rincontrarsi in cielo. Ma il destino gli regalò altri baci. La morte dovrà aspettare''. Il fotografo era a bordo di una nave norvegese della missione Frontex ,che nelle gelide acque antistanti l'isola di Lesbo ha tratto in salvo la coppia e gli altri 8 profughi. Da cinque anni documenta le migrazioni sul mare per conto dell’agenzia europea. Attivissimo: ”Devo esserci, devo raccontare”. E quella notte c’era in quello che viene definito “un luttuoso braccio di mare fra Turchia e Grecia”. Ricorda: ”Per primo è stato recuperato il fidanzato, con altri tre profughi . Era stremato. Aveva sofferto freddo e sete. Non aveva nemmeno la forza di parlare“. Preoccupato per le sorti della fidanzata.”Si stringe nella coperta termica e nella disperazione, sicuro che la sua fidanzata sia sparita tra le onde", scrive Repubblica. Due ore dopo vengono avvistati altri naufraghi. Lui guarda il mare. Vede lei. “E’ viva! ” Un urlo di gioia. Ripete più volte ai marinai: ”C’è lei, c’è anche la mia fidanzata!” “Amore eccomi”. Lieto fine della storia. L’abbraccio. Il bacio. ”E’ stato commovente il momento in cui i due fidanzati si sono nuovamente incontrati. Quanta tenerezza nei loro sguardi e nei loro gesti!”, ricorda l’autore della foto d’amore che ha fatto il giro del mondo. ”Dalla notte al giorno, dalla disperazione all'euforia, tutto in un bacio esausto. Per una volta la storia finisce con un'immagine di vita e non di morte”, scrive sempre Repubblica. Centinaia le condivisioni ed i commenti su Facebook. I due profughi innamorati hanno conquistato il cuore di tutti. “Mi verrebbe da sorridere ed essere felice per questa coppia. E lo sono! Ma le lacrime mi scendono ugualmente!”,
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Ottobre 2015

Di Domenico Logozzo E' originario di Corigliano Calabro l'autore della toccante immagine di due profughi siriani che si baciano dopo il naufragio: «Quando vedo una faccia su un barcone riesco a capire la storia di quella faccia. E aiuto chi ha bisogno» «Più che un lavoro è per me una missione umanitaria quella di essere presente dove c’è bisogno d’aiuto e cercare di raccontare con la macchina fotografica le storie di gente che non ha voce e merita di essere ascoltata». A dirlo è Francesco Malavolta, fotogiornalista calabrese di Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza, autore della toccante immagine di due profughi siriani che si baciano dopo il naufragio che per miracolo non si è trasformato in tragedia. Pubblicata su Facebook, la foto è diventata virale. L’amore dei profughi oltre le frontiere ha commosso il vasto popolo del web. Non solo. E’ stata ripresa dai maggiori quotidiani e dalle principali agenzie di stampa. Malavolta aveva presentato così la foto su Facebook:''Lui pensava che la "sua" lei fosse morta nell'oscurità della notte. Lei pensava che il "suo" lui fosse sparito tra le gelide onde. Entrambi speravano di rincontrarsi in cielo. Ma il destino gli regalò altri baci. La morte dovrà aspettare''.

Il fotografo era a bordo di una nave norvegese della missione Frontex ,che nelle gelide acque antistanti l'isola di Lesbo ha tratto in salvo la coppia e gli altri 8 profughi. Da cinque anni documenta le migrazioni sul mare per conto dell’agenzia europea. Attivissimo: ”Devo esserci, devo raccontare”. E quella notte c’era in quello che viene definito “un luttuoso braccio di mare fra Turchia e Grecia”. Ricorda: ”Per primo è stato recuperato il fidanzato, con altri tre profughi . Era stremato. Aveva sofferto freddo e sete. Non aveva nemmeno la forza di parlare“. Preoccupato per le sorti della fidanzata.”Si stringe nella coperta termica e nella disperazione, sicuro che la sua fidanzata sia sparita tra le onde", scrive Repubblica. Due ore dopo vengono avvistati altri

naufraghi. Lui guarda il mare. Vede lei. “E’ viva! ” Un urlo di gioia. Ripete più volte ai marinai: ”C’è lei, c’è anche la mia fidanzata!” “Amore eccomi”. Lieto fine della storia. L’abbraccio. Il bacio. ”E’ stato commovente il momento in cui i due fidanzati si sono nuovamente incontrati. Quanta tenerezza nei loro sguardi e nei loro gesti!”, ricorda l’autore della foto d’amore che ha fatto il giro del mondo. ”Dalla notte al giorno, dalla disperazione all'euforia, tutto in un bacio esausto. Per una volta la storia finisce con un'immagine di vita e non di morte”, scrive sempre Repubblica. Centinaia le condivisioni ed i commenti su Facebook. I due profughi innamorati hanno conquistato il cuore di tutti. “Mi verrebbe da sorridere ed essere felice per questa coppia. E lo sono! Ma le lacrime mi scendono ugualmente!”,

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commenta Luisa Ronca. Lacrime di gioia per questa coppia che era partita con il sogno della Germania e del Nord Europa. Sogno interrotto, non cancellato. Hanno ancora altre chance. Francesco Malavolta, iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Calabria, ha 40 anni e fin da quando aveva 18 anni segue le vicende dei migranti. ”Le prime foto le ho scattate a Brindisi, durante il servizio di leva. Avevo una piccola macchina fotografica ed al porto una mattina ho fatto delle immagini dei primi sbarchi. Si è avvicinato il corrispondente di un giornale locale e mi ha detto: Sono senza la macchina fotografica, mi puoi portare per stasera le tue foto stampate ? Risposi di sì. La sera gliele portai. Il giorno dopo le vidi in prima pagina. Mi entusiasmai e così ebbe inizio il mio cammino nel mondo dei migranti. Da Brindisi a Palermo e poi nei Balcani. Centinaia di scatti, seguendo il movimento immigratorio in tutta l’Europa”. GUARDA LE SUE FOTO http://www.ilquotidianoweb.it/gallery/741521/GUARDA-LE-FOTO---Gli.html

La Comunità Europea, le Nazioni Unite e le agenzie di stampa mondiali hanno notato la sua bravura e disponibilità, assegnandogli incarichi professionali molto importanti. Tanti sacrifici, grande passione, spirito umanitario, grande sensibilità, amore per gli altri. ”Quando vedo una faccia all’interno di un barcone riesco a capire la storia di quella faccia. E aiuto chi ha bisogno”. Non si risparmia mai. E si espone a seri pericoli. In uno dei tanti viaggi si è anche ammalato di tubercolosi. ”Mi dicono: Ma chi te la fa fare? Rispondo: ”La grande passione". E mi tuffo nuovamente nel lavoro che mi dà tante soddisfazioni”. Le sue immagini sono racconti di vita ,di sofferenze ,di gioia e di voglia di vivere. Si impegna per un mondo migliore. Senza discriminazioni e senza barriere. Senza più guerre.

Cento dei migliori scatti di Francesco Malavolta saranno esposti dal 20 novembre all’8 dicembre a Milano, nella Galleria “Spazio Bad". Il titolo della mostra è “Popoli in movimento”. Scatti dove si vedono “Bambini che piangono senza lacrime . Semplicemente perché sono finite” . O altre immagini con l’autore che raccomanda: ”Osservate, non guardate. Una mamma, la sua piccola bimba, del nastro e una cassetta di polistirolo. Una madre che costruisce per la sua bimba qualcosa che probabilmente non la farà inghiottire dal mare. Osservate non guardate. Pregate”. E un’altra in cui” non c'è strada che conduca alla felicità se non quella cercata e consumata”. Il Quoidiano del Sud - Sabato 17 Ottobre 2015 "Cento dei migliori scatti di Francesco Malavolta saranno esposti dal 20 novembre all’8 dicembre a Milano, nella Galleria “Spazio Bad". Il titolo della mostra è “Popoli in movimento”. Scatti dove si vedono “Bambini che piangono senza lacrime . Semplicemente perché sono finite” . O altre immagini con l’autore che raccomanda: ”Osservate, non guardate. Una mamma, la sua piccola bimba, del nastro e una cassetta di polistirolo. Una madre che costruisce per la sua bimba qualcosa che probabilmente non la farà inghiottire dal mare. Osservate non guardate."

La palestra è accogliente. Una palestra solitamente non lo è. Ho sempre legato l’immagine di una palestra all’odore degli spogliatoi: un odore umido di bagno schiuma stantio e parquet all’aroma di pneumatici bagnati. La piccola struttura sportiva alla periferia di Cuneo è silenziosa e illuminata dal debole sole autunnale che rende le alte vetrate grandi quadri di luce bianca. I ragazzi sono 180, provenienti da due istituti superiori della zona. Sono adolescenti pieni di energia e anche di voglia di far casino. E’ una situazione, quella delle scuole, che mi mette

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addosso sempre un po’ d’ansia. E’ il pubblico più difficile perché è il pubblico più sincero che esista e allo stesso tempo è il pubblico al quale in buona sostanza debbo la forza dei nostri spettacoli. Quando uno spettacolo funziona di fronte a 400 studenti e riesce a tenerli attaccati alla poltrona per 90 minuti, vuol dire che lo spettacolo è pronto: questa è sempre stata la nostra regola di condotta. Benedico la disciplina con la quale io e Mara l’abbiamo seguita. Lo spettacolo è “La Scelta”. I ragazzi seguono le nostre 4 storie di coraggio in vibrante silenzio e poi ci riempiono di domande. Sono stanco ma felice. Questo è il copione di tante mattinate: un bel momento per fare memoria, ricordare e soprattutto per parlare di coraggio e di scelte. Ma oggi è differente. Noi siamo solo l’introduzione a un’altra parte della mattinata, quella più importante. Almeno una quarantina tra i ragazzi presenti hanno regalato parte del proprio tempo a iniziative sociali di volontariato. Questa mattina chi di loro vorrà, potrà raccontare con un microfono in mano la sua esperienza ai compagni. Me ne sto di lato appoggiato al muro con accanto Mara che ascolta sorridendo. Anch’io tento di ascoltare ma troppe poche ore di sonno si sono trasformate in un mal di testa che è peggio di una tortura. I ragazzi seguono con attenzione la testimonianza dei loro compagni. Sono educati e attenti.

Chi deve condividere la sua storia prende il microfono e racconta la propria esperienza. Continuo a seguire distratto una testimonianza dopo l’altra. Poi tocca a Thierry. Pelle scura come l’ebano, Thierry è troppo alto per la sua età. Le gambe sono magre e sottili e il ragazzo si muove all’interno di un paio di jeans rossicci sui quali cade una leggera maglia a righe bianche e bordeaux. Il profilo dolce della testa perfettamente rasata ricorda quello di una stampa etiope. Thierry prende in mano il microfono. I suoi gesti sono impacciati. Il ragazzo di sedici anni comincia a parlare con marcato accento ma che sta imparando in fretta. «Mi chiamo Thierry…». Si blocca. I compagni sugli spalti tentano di fargli coraggio con un timido applauso. La voce di

una ragazzina accompagna il battito delle mani: «Vai Thierry!» urla, ma con forse più imbarazzo di quello del giovane dalla pelle color ebano. «Forza Thierry!» esclama quasi sotto voce una giovane donna bionda. E’ una delle insegnanti di Thierry. Se ne sta in piedi di lato e segue il suo studente con apprensione. Il ragazzo deglutisce a fatica e poi continua. «Ho deciso di fare volontariato in Caritas…» lungo respiro poi la testa si abbassa come a nascondere gli occhi. «Io faccio volontariato in Caritas dove io abito. La Caritas è casa mia». All’improvviso è come se il gracile ragazzino fosse più alto di 20 centimetri. Il suo sguardo non è più quello di un adolescente, ma quello di un uomo. «La sera io aiuto a trovare i vestiti per chi non ha niente. Ogni sera io dò vestiti a chi non ha niente. Questo è quello che io faccio…». Un brivido corre lungo la schiena e le mie braccia si ricoprono di pelle d’oca. Con la coda dell’occhio intravedo l’insegnante di Thierry. I suoi occhi sono lucidi. I compagni di Thierry lo guardano ammutoliti. Il loro sguardo non è di compassione, di finta comprensione o alto. E’ uno sguardo di sincera, emozionata, viscerale ammirazione. Ammirazione per un ragazzino di 16 anni, immigrato e profugo come tanti altri, che confessa con coraggio, con un coraggio da leone, di non avere più una famiglia, di non avere una casa, ma di dedicare ogni serata all’umile servizio di trovare vestiti per chi ha meno di lui. Thierry è paralizzato dall’imbarazzo. Se ne sta immobile in mezzo al campo da basket della palestra senza sapere cosa deve fare. La testa resta piegata in avanti. La giovane donna dai capelli biondi si avvicina con passo veloce. I suoi occhi ora non sono lucidi, sono rossi. E poi un gesto di una dolcezza infinita: una carezza a fior di pelle. Una mano color latte sfiora una guancia color cacao. Pausa …… Tre… due… uno …… La platea esplode in un boato capace di far vibrare il pavimento. Thierry viene sommerso dall’abbraccio dei suoi compagni. Il mal di testa svanisce annientato da brividi lungo la schiena così intensi da farti tremare. Palestra alla periferia di Cuneo. Mattinata di sole. Un gran bel sole. Grazie piccolo grande uomo.

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“Protect Humanity” finalmente una campagna globale rivolta al singolo individuo ma anche alle comunità, ed a tutti i leader che si sono sempre adoperati per sostenere e creare solidarietà nei confronti dei migranti più vulnerabili, coloro che hanno perso la propria famiglia, patria e cultura, a cui non è rimasto altro se non che il nostro supporto e protezione, unici elementi ancora in grado di generare per queste persone prospettive e speranza … La stessa Federazione, pertanto, coinvolge e riguarda

ogni singolo individuo pur che ne mantenga saldi integrità e valori umanitari, senza alcun tipo di discriminazione. A tal proposito, infatti, quotidianamente Volontari e personale di Croce Rossa Italiana, lavorano senza sosta, supportando i migranti e fornendo assistenza tramite rifornimento di vestiario, viveri e supporti medici di prima necessità. Questo non solo ha dato un grande sostegno a questa campagna ed al progetto in sé, ma ha principalmente riaffermato e posto ancora una volta come principio fondamentale quello dell’essere umano inteso non come merce di scambio, ma in quanto valore e capitale umano. Questi interventi negli ultimi periodi si sono intensificati. Quest’annoinfatti via mare sono arrivate più di trecentomila persone, in difficoltà e bisognose di supporto, con la preoccupazione per il proprio futuro e verso quello della propria famiglia. Ecco perché è fondamentale che a queste persone venga garantito ascolto attivo e supporto psicologico, preziosi e fondamentali aspetti in grado, al giorno d’oggi, di rivelarsi una concreta guida volta al multiculturalismo ed all’integrazione globale. E’ necessario pensare e lavorare per un’integrazione culturale in grado di partire e di svilupparsi dalle basi, come la formazione, la cultura e la scuola primaria, sino ad un coinvolgimento totale in grado di abbracciare qualsiasi causa, ambito ed interesse sociale. Tutta questa analisi e risoluzione, step dopo step, dovrà servire ovviamente per far fronte all’attuale momento storico che stiamo attraversando, rapportandosi prima di tutto con la collocazione geografica dei migranti (attualmente il 33% lo si trova in Europa) per poi studiarne le cause, gli effetti, il flusso e le possibile iniziative e soluzioni. Tenendo conto di tutto ciò, è nata e si sta sviluppando, la Campagna “Protect Humanity” volta ad affrontare e a dare voce al flusso migratorio in continua crescita, a sensibilizzare ogni singolo individuo e a far regredire quella forma mentis volta al pregiudizio, alla non conoscenza ed alla discriminazione verso altre culture, usanze e status sociali. E tu sei pronto a metterti in discussione e ad avere finalmente una conoscenza basata su ciò che hai visto con i tuoi occhi e percepito sulla tua stessa pelle e non su quello che senti dire in giro? Questo è il link del video promo della campagna di sensibilizzazione: https://www.youtube.com/watch?v=2uAC9Ks95Y8&feature=youtu.be E questo è il link per firmare la petizione, sostenere il progetto e restare informati sugli sviluppi: http://ifrc-media.org/interactive/protect-humanity/protect-humanity-petition/

Nel corso del 2014 il nostro Comitato ha erogato un contributo di trentamila euro al distretto sanitario di Thiel in Senegal. La Comunità rurale di Thiel si trova nel distretto di Linguere (Regione di Louga nel nord del Senegal), una zona caratterizzata da un clima arido, lunghe distanze fra i centri abitati, vie di comunicazione poco praticabili. Nella Comunità vivono circa quindicimila persone, distribuite in alcuni villaggi che distano fra loro decine di chilometri e ad una distanza media da Linguere (dove esiste un piccolo ospedale) di almeno 60 km. Non ci sono strade, ma solo “piste”e sono necessarie alcune ore per percorrerle con un veicolo fuoristrada e molte di più con i carretti trainati dagli asinelli.

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Nei villaggi di Thiel e Dolly si trovano i due Posti di Salute a cui si rivolgono gli abitanti della Comunità. Si tratta di strutture gestite da un infermiere e da una ostetrica e composte da quattro piccoli edifici (sala visite, sala degenza, maternità, abitazione degli operatori). Le attrezzature sanitarie sono carenti, manca l’energia elettrica e una automobile adeguata per il trasporto dei pazienti più gravi al distretto sanitario di Linguere. Le principali cause della mortalità infantile sono le infezioni respiratorie acute, la diarrea e la malaria, patologie complicate dalla malnutrizione che colpisce circa il 14% dei bambini sotto i 5 anni. Il mancato rispetto delle visite prenatali, la grande difficoltà a sottoporsi ad una ecografia fetale, i parti a domicilio, il tardivo ricorso alle cure, l’anemia e la malnutrizione sono gli ostacoli maggiori per le donne in gravidanza. Abbiamo incontrato Maria Rosa, Volontaria CRI del Comitato di Ponte a Egola (PI), e Giulio, medico di Base a Bologna, i quali sono stati i nostri collaboratori per la realizzazione di questo progetto. Entrambi fanno parte dell’associazione Shalom che si occupa soprattutto di adozioni a distanza e di microcredito.

Per migliorare l’accesso al sistema sanitario e ridurre la mortalità materno-infantile, il progetto prevede quattro obbiettivi, che sono stati individuati assieme alle autorità sanitarie senegalesi. Sarà nostro compito finanziare gli strumenti necessari, collaborare alla realizzazione delle strategie di intervento, verificare periodicamente i risultati recandoci sul posto almeno due volte l’anno. Tuttavia la maggior parte delle attività sarà svolta dal personale sanitario locale (con cui noi manterremo continui contatti) allo scopo di svolgere una azione ininterrotta e concreta. Con un impegno di 30.000 euro, il nostro Comitato nel 2014 ha finanziato il primo obiettivo: Acquisto, manutenzione e gestione mirata di un veicolo adatto anche al trasporto di pazienti, che rimanga sempre a disposizione del personale sanitario. Per ora soltanto il Posto di Salute di Thiel è dotato di una vecchia automobile che, quando arriverà quella nuova, sarà data al Posto di salute di Dolly, che attualmente ne è sprovvisto. Un automezzo efficiente permetterà di realizzare anche i due obbiettivi successivi, permettendo di raggiungere la popolazione che abita lontano dai Posti di salute, di trasportare senza problemi le persone che hanno bisogno di recarsi al

distretto sanitario di Linguere per cure o accertamenti, di accompagnare l’ostetrica nei villaggi più periferici.

A Giulio e Maria Rosa chiediamo di aiutarci a capire come è nato l’impegno in Senegal. Ancora nel 2011 l’associazione Shalom che si occupa di adozioni a distanza e microcredito ha organizzato un viaggio in Senegal a cui abbiamo partecipato e ci siamo resi conto di come era la situazione. Un paese che vive in pace ma un paese povero. Se nella città di Dakar, capitale dello stato, grazie anche alla colonizzazione francese e alla centralità della città rispetto all’Africa, con un porto commerciale molto importante, si vive abbastanza bene; le zone rurali nell’entro terra al contrario vivono miseramente con la forte presenza di tutte le gravi problematiche tipiche dei paesi Africani. La stessa organizzazione sanitaria, pur avendo operatori ed infermieri anche preparati non riesce ad assicurare le strutture e attrezzature necessarie ad un’assistenza decente. Soprattutto le madri avrebbero necessità di essere assistite prima e dopo il parto, ma in una zona dove non ci sono strade e l’unico trasporto è quello trainato da asini ogni attività di controllo e prevenzione è praticamente impossibile. Le donne arrivano al dispensario solo per partorire con tutti i problemi che ne possono derivare. Inoltre il dispensario era senza luce e senza alcuna apparecchiatura elettromedicale per un minimo di attività diagnostica. Con trecentocinquanta parti all’anno e in queste condizioni il lavoro dell’unica ostetrica è veramente difficile e impegnativo; oltre al fatto che in caso di parti difficili, l’ospedale più vicino è a circa 60 km con una strada non asfaltata e senza alcun mezzo di trasporto.

Maria Rosa, come è maturato questo progetto con il nostro Comitato? Nel 2013, in agosto, sembrava che il vostro Comitato stesse dismettendo un fuoristrada sostituito da un nuovo mezzo. Io mi trovavo a far servizio a Folgaria come volontaria esterna e, saputo della cosa, ho chiesto come potevo fare per poter averlo in dono. Da li, parlando del Senegal e delle sue necessità, è nato il progetto che, con mia grande sorpresa e gratitudine, è stato condiviso dal vostro Comitato. Dalla richiesta di un fuoristrada usato potevamo sperare in un mezzo nuovo con tutte le caratteristiche adatte alle esigenze evidenziate. Rapidi contatti con la concessionaria Toyota di Dakar e poi subito il preventivo. Da quel momento trovare la strada giusta rispettando le regole della Croce Rossa, la garanzia che il mezzo sia effettivamente usato per lo scopo dichiarato, chi materialmente poi lo

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potesse gestire, non è stato facile, ma dopo più di un anno, nel dicembre del 2014, il mezzo è stato consegnato.

Ora che da quasi un anno è operativo come viene utilizzato? Il mezzo serve soprattutto al trasporto delle future mamme dai villaggi dove abitano fino al dispensario dove possono partorire in sicurezza, o se necessario per i controlli prima e dopo il parto; in caso di complicanze inoltre, viene utilizzato per portare la neo mamma all’ospedale più vicino, che comunque per arrivarci ci voglio tre ore di macchina. Oltre a queste importanti attività il mezzo serve anche per trasportare bambini ed adulti per le vaccinazioni, per accertamenti sanitari, visite, controlli, praticamente non è mai fermo. E grazie alle sue caratteristiche di fuoristrada riesce ad arrivare dove nemmeno gli asini arrivano; gli autisti sono persone dipendenti dal dispensario particolarmente conoscitori della zona in quanto le piste di viaggio (chiamarle strade è troppo) non hanno segnaletica e per trovare la strada giusta è necessario aver memorizzato la posizione di un gregge, un albero, un particolare che per noi potrebbe essere insignificante. Il mezzo è stato intestato al distretto sanitario; alla sera viene ricoverato in garage ed è utilizzato esclusivamente al servizio dei bisogni socio assistenziali e sanitari della popolazione. La presenza di questo mezzo ha cambiato completamente, ed in positivo, la qualità dell’assistenza sanitaria nella regione ed ha stimolato le autorità delle regioni limitrofe a procedere all’acquisto di mezzi analoghi. Oltre all’acquisto del mezzo con diverse altre contribuzioni siamo riusciti ad installare dei pannelli fotovoltaici in modo da assicurare al dispensario l’energia elettrica. Il progetto prevedeva anche il finanziamento di un corso di specializzazione all’uso di un ecografo da parte dell’unica ostetrica che ora è stata formata e sta attendendo l’arrivo dell’ecografo. Speriamo di riuscire a finanziare anche questa importante apparecchiatura per concludere l’intero progetto. Ringraziamo a nome delle autorità Senegalesi, ma soprattutto delle molte mamme che finalmente potranno partorire in sicurezza , il Comitato Altipiani per il generoso contributo che ha permesso di concretizzare un progetto, che solo un anno fa per noi, era solo un bellissimo sogno.

E’ partito lo scorso 12 ottobre il nuovo corso per volontari CRI organizzato dal nostro Comitato. Una trentina i partecipanti, un bel gruppo eterogeneo per sesso, età, provenienza e aspettative. Il corso è organizzato in tre fasi, una sulla storia, le origini, l’emblema di Croce Rossa e il DIU, una sulle attività delle aree e una sulle basilari manovre di primo soccorso. Abbiamo cercato di tirar fuori tutto quello che in tanti anni abbiamo costruito, di raccontare tutte le sfumature della nostra grande associazione, di trasmettere ai

partecipanti l’importanza dei nostri sette principi e la necessità di vestirceli addosso ogni giorno e in ogni nostra azione. Bellissimo scoprire che gli aspiranti volontari non immaginavano che Croce Rossa fosse tutto questo e grande soddisfazione nel vedere che la loro curiosità aumenta di volta in volta così come l’idea di entrare a far parte della nostra associazione. Siamo a metà percorso, tra meno di un mese potremo avere molti nuovi volontari a darci una mano nelle tantissime attività che ogni giorno ci troviamo a fare … in questo mese venite a conoscerli, avvicinatevi a loro e fateli sentire a casa … abbiamo molto da fare insieme e non è mai troppo presto per iniziare!!

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Il Centro di formazione G. Tononi si propone come polo di informazione, formazione e cultura, fornendo servizi per lo sviluppo di conoscenze, la crescita personale, l’aggiornamento individuale e di gruppo; sarà promotore di iniziative per la diffusione di tematiche strettamente connesse alla CRI, ma anche elemento di stimolo per l’apertura verso nuovi interessi, aree di studio e modalità innovative di formazione.

La formazione in CRI ha una storia antica e articolata, che sarà il valore aggiunto dell’innovazione e della riorganizzazione: la diversità degli approcci sul territorio è

ricchezza; l’obiettivo è coordinare le forze e agire come un sistema che sa dove è diretto, come vuole crescere, quali obiettivi vuole raggiungere. Il Centro di Formazione ha l’obiettivo di rispondere alle esigenze formative del territorio inerenti le sei aree di attività CRI, diffondendo la cultura della solidarietà e cooperazione, delle emergenze sociali e sanitarie. Si propone di offrire attività formative di alta qualità, favorendo il confronto a livello nazionale ed internazionale, e rivolgendosi al pubblico con metodologie originali, caratterizzate dal coinvolgimento diretto delle persone. Vi invitiamo a esplorare il sito del Centro … conoscere l’attività del Centro significa poter dare risposte adeguate alle domande delle nostre comunità in ambito formativo.

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ATTENZIONE !! Dal magazzino di Marco richiedono urgentemente indumenti invernali: giacconi, cappotti, felpe e maglie pesanti, berretti, scarpe, sciarpe, calze. Il tutto in buono stato e possibilmente catalogato per agevolare il lavoro di distribuzione. Le taglie più necessarie sono dalla 46 alla 50. Potete portare gli indumenti nelle due sedi territoriali, poi sarà nostra premura recapitare al campo. Grazie mille anticipate.

Il Comitato Locale della Val di Fassa organizza un Corso per Operatori del Sorriso. Questa è una figura che lavora insieme ad altri volontari e fa intervenire in contesti di vulnerabilità ma non particolarmente critici, compreso quello ospedaliero. I requisiti per accedere al corso sono:

- Essere socio attivo della CRI - Aver compiuto il 18° anno di età - Avere predisposizione e motivazione a svolgere l’attività - Dare garanzia di continuità di partecipazine alle attività che verranno svolte in

seguito alla formazione La cosa più importante che viene richiesta è la voglia di mettersi in gioco. Il corso si terrà a Pozza di Fassa presso la sede dei Vigili del Fuocoin due week end, dal 06 al 08 novembre (con pernottamento obbligatorio) e 21-22 novembre (senza obbligo di pernottamento ma con alloggio a disposizione di chi non risiede in zona). L’accesso al corso sarà anticipato da colloquio con lo psicologo in data da definirsi precedente al corso. Il numero massimo di partecipanti ammessi al corso è di 20 volontari. Le richieste di iscrizione dovranno pervenire entro il 27 ottobre alla segreteria del nostro comitato che provvederà poi a inoltrarle alla segreteria del corso.

Il Centro interregionale formazione motorizzazione CRI di Verona organizza un corso per patenti superiori di tipo 6 (Autocarri operativi medi e pesanti, trattori stradali operativi, carri attrezzi e veicoli speciali ad essi assimilabili, aventi massa autorizzata superiore a 4,5 t. Il corso sarà attivato per un numero minimo di 8 e massimo di 24 iscritti. La durata del corso è di due giorni previsti per il 21 e 22 novembre con esame finale fissato per il 12 dicembre. Le iscrizioni si chiuderanno il 16 novembre. Chi fosse interessato deve dare comunicazione quanto prima alla segreteria di comitato, per avere tutti i dettagli del corso, per la verifica dei requisiti e la predisposizione dell’iscrizione.

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Continuano gli appuntamenti formativi sulle due sedi territoriali del Comitato e in Autosanitaria. A seguire potete trovare il programma completo fino a fine dicembre 2015. Grazie a questo dettagliato calendario ognuno di noi potrà partecipare a tutte le lezioni mancanti per terminare entro fine anno le obbligatorietà previste per mantenere le abilitazioni.

ATTENZIONE: l’esercitazione indicata per il giorno 08 novembre è in fase di definizione quindi non ancora confermata. Sicuramente comunque non sarà il giorno 15 come prcedentemente indicato. E’ invece certo che sarà un’esercitazione congiunta di comitato e che coinvolgerà quindi i volontari di entrambe le sedi territoriali. Proseguono anche le lezioni in autosanitaria a Carbonare tutti i sabati dalle ore 10.00 alle 12.00. L’argomento proposto nel mese di ottobre è “PTC Pediatrico”. Come sempre la partecipazione a queste lezioni vanno prenotate presso le due sedi territoriali. Sono disponibili tre posti per volontari di Folgaria e tre per volontari di Lavarone oltre all’autista in turno.

Per un uomo a piedi scalzi,

la felicità è un paio di scarpe.

Per un uomo che indossa scarpe vecchie,

è un paio di scarpe nuove.

Per un uomo che ha scarpe nuove,

è un paio di scarpe più belle.

E di certo l’uomo che non ha piedi,

sarebbe felicissimo di camminare scalzo.

Misura la felicità con quello che hai, non con quello che ti manca.

M. Josephson


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